Quando i Titolari del Fitness Club sono più giovani dei loro attrezzi

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Gestione

Quando i titolari del Fitness Club sono più giovani dei loro attrezzi

Da dove partire con la manutenzione dei macchinari per avere risposte chiare, senza perdere tempo e denaro

Per chi si occupa di Assistenza tecnica, cosa c’è di meglio che avere clienti con un parco macchine datato, che ovviamente richiede interventi a ripetizione?

Ben vengano i “musei” del fitness che espongono il marchio delle attrezzature in dotazione (no dates) e ne conservano il valore funzionale; ma a questo punto sorge l’altra domanda: fino a che punto (di età e di efficienza) ha ancora un senso accanirsi nel tenere in vita alcuni attrezzi ormai “alla frutta”?

E visto che siamo in tema di domande, oltre all’età anagrafica, all’efficienza funzionale, ai consumi elettrici spropositati (a volte + 40-50% ) e alla sicurezza (da non trascurare), quanto incide la vetustà di linee e di modelli sulla capacità d’attrazione di un centro, in un sistema altamente concorrenziale come quello dell’offerta dei servizi e prestazioni per il fitness?

A volte su questa banale considerazione emergono alcune incongruenze, la più evidente è quella che da un lato motiva l’attrazione e la fidelizzazione con la qualità dei servizi e la professionalità – sempre altissima! – degli operatori (dall’istruttore di sala pesi al “guru” dello Spinning®) mentre dall’altra si sente fortissima l’esigenza di brandizzare ingressi e sale con l’insegna del marchio fornitore di attrezzature (che oltre ad aver pagato, promuovo gratuitamente…), adducendo attesi, anche se spesso deboli, effetti premianti.

Ciascuno, delle proprie risorse e dei propri amori, è libero di farne ciò che meglio crede. Vero è che in molti casi, viste da fuori, alcune contraddizioni sono più evidenti. Tra queste: le teorie del risparmio, che si confrontano con quelle del costo, a discapito del principio di Investimento (la I maiuscola è una licenza).

Un caso recente: 12 Treadmill e 12 cardio (Up e Rec Bike, ellittiche e stepper x 3) nell’arco di 5 mesi – da luglio ad oggi – sono stati eseguiti 11 interventi ad un costo medio di circa 270 € comprensivo di ricambi e M.O. Gli attrezzi in questione sono del 1997.

Ad una proposta di Manutenzione Programmata per un anno (sulla carta molto, molto inferiore al valore corrisposto poi in 5 mesi) pagabile a trimestri, è stato risposto che si preferiva intervenire di volta in volta, all’occorrenza (?).

Ad un’ipotesi di aggiornamento – anche graduale – del parco attrezzi la risposta si focalizzò sul costo degli attrezzi; nuovi o usati che fossero. Nulla si mosse all’orizzonte: “il Museo è salvo!”

E pensare che, a conti fatti: investendo per un valore di 30.000 € – comprensivo di 5 anni di garanzia – con una semplice formula di locazione operativa a 60 mesi, si sarebbero spesi – in 5 mesi – circa 3.020 € contro i 2.970 € del costo sostenuto per l’assistenza (solo 50 € in più), con un risparmio elettrico superiore al 30% (parliamo di almeno 400/500 € in 5 mesi).

Nel fare queste considerazioni pratiche, quello che ci rende dubbiosi, anche se in parte ci conforta, è la difficoltà che incontra anche chi vende attrezzature, nel far capire che oltre certi limiti saltano tutti i parametri di convenienza e di risparmio. Sarà che ci sfugge qualcosa?

Forse anche in questi casi uscire dai cliché e cercare qualche risposta esterna – sia tecnica sia di mercato – potrebbe essere la soluzione. E se qualcuno pensa che le cose che ho scritto siano ovvietà o peggio fantasia, e che Voi, invece, avete sempre agito con accortezza e convenienza: bene! Mi complimento e Vi assicuro che siete un’ammirevole minoranza.

A cura di Glauco Grassi www.fullsport.it

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