La retribuzione del personale della tua palestra - La Palestra

Scarica gratis il numero 111

Gestione

La retribuzione del personale della tua palestra

La retribuzione del personale comprende aspetti tangibili e intangibili. È importante considerare entrambi per mantenere i collaboratori motivati e soddisfatti.

È importante che ci sia un equilibrio tra “dare e avere” per poter costruire una squadra di collaboratori motivati. Ho usato il termine “dare e avere” appositamente per allargare le vedute su una remunerazione che non può essere esclusivamente di tipo monetario. Pensare che la remunerazione economica sia l’unica forma di pagamento che mantiene le persone all’interno dell’azienda porterebbe non solo un grande dispiacere per l’imprenditore, ma anche una difficoltà nel comprendere certi tipi di comportamenti.

La retribuzione del personale della tua palestra

Aspetti tangibili e intangibili della remunerazione

La remunerazione è caratterizzata da alcuni fattori che possiamo definire tangibili e intangibili. L’errore spesso commesso dal manager/imprenditore è quello di riconoscere come necessari, sul luogo di lavoro, quasi esclusivamente gli aspetti tangibili.

Gli aspetti tangibili della remunerazione includono la ricompensa economica monetaria, eventuali bonus, benefit e l’utilizzo di spazi e attrezzature aziendali che dimostrano la benevolenza del titolare.

Indubbiamente, tutti questi fattori sono molto importanti e vengono valutati dall’imprenditore per rendere i collaboratori il più possibile soddisfatti del loro luogo di lavoro. Sono tutte azioni corrette da adottare, ma non sono le uniche. I fattori tangibili hanno un impatto minore sulle persone rispetto agli elementi intangibili della remunerazione, che andrò a descrivere a breve.

La retribuzione del personale: Luogo di lavoro come “casa”

Mi preme fare un piccolo passaggio intermedio che potrebbe aiutare a comprendere gli aspetti intangibili: il luogo di lavoro non è solo un luogo, è una seconda casa. Questa è la concezione che ogni imprenditore illuminato dovrebbe avere e trasmettere all’interno della propria impresa e nei confronti dei propri collaboratori. Ogni dipendente, quando apre la porta dell’azienda, dovrebbe sentirsi come a casa. La dimora, per sua natura, dovrebbe essere quel luogo sicuro in cui ogni persona può essere completamente sé stessa, sentirsi protetta, non giudicata e percepire un senso di appartenenza. Tutto questo è possibile grazie al fatto che alla base dei rapporti domestici dovrebbe esserci la valorizzazione dell’altro come persona, caratterizzata da bisogni, progetti, ideali e problemi per i quali potrebbe aver bisogno di supporto. Con questa premessa, ho introdotto gli aspetti intangibili della remunerazione di un dipendente.

L’elemento fondamentale che sta alla base di un collaboratore motivato è legato alla capacità (soft skills) dell’imprenditore di considerarlo prima come persona, e poi solo successivamente come un professionista che lavora per lui. Questa frase è già sufficiente per abbattere le barriere e le distanze che spesso si rilevano nei team di lavoro. Pensare che un professionista debba essere pagato esclusivamente in cambio del suo tempo per svolgere mansioni che gli sono state assegnate porterebbe l’imprenditore a compiere un errore primordiale che allontana gradualmente ogni componente del suo team.

Il primo cliente

Per evitare che ciò accada, il titolare dovrebbe iniziare a considerare ogni collaboratore allo stesso modo in cui considera e tratta un nuovo cliente. L’imprenditore infatti tende a investire molte energie e tempo per soddisfare i nuovi clienti, cercando di comprendere appieno le loro esigenze e aspettative. Questo stesso processo dovrebbe essere adottato con i collaboratori ogni giorno.

Sebbene dal punto di vista razionale i concetti sopra esposti siano facilmente comprensibili, pochi titolari di azienda mantengono nel tempo questo livello di attenzione verso i propri collaboratori. Le giustificazioni possono essere molteplici: si lavora in un contesto culturale ed economico in rapido cambiamento, i ritmi di lavoro sono sempre più elevati e i processi da portare avanti sono notevoli, senza dimenticare le crisi e le urgenze da risolvere. Tutti questi elementi portano inevitabilmente la maggior parte degli imprenditori a mettere in secondo piano, e quindi trascurare, l’attenzione verso le proprie risorse umane.

Nonostante la profonda consapevolezza di quanto siano prioritari questi aspetti intangibili per mantenere il personale motivato, la maggior parte degli imprenditori risponde con la tendenza a trascurare le risorse umane quando gli viene chiesto quanto tempo dedicano ai collaboratori.

Queste dinamiche sopra descritte, comuni a molte aziende, si traducono in collaboratori che ricevono ordini, ma che non ricevono alcuna attenzione in cambio. Questo significa mancanza di valorizzazione, che rimane, per natura umana, l’elemento fondamentale ricercato da ogni individuo in qualsiasi rapporto che instaura nella vita. Nessuno rimane all’interno di un rapporto in cui non è valorizzato.

L’elemento di criticità che si aggiunge a quanto descritto sopra è legato al fatto che a volte, le persone non sono in grado di descrivere in modo chiaro le motivazioni della loro insoddisfazione sul posto di lavoro.

L’imprenditore, che comunque vorrebbe vedere tutti i suoi collaboratori soddisfatti, se intraprende qualche azione correttiva per cercare di aumentare la soddisfazione, solitamente concede un aumento della remunerazione economica. Purtroppo però, ogni forma di ricompensa che rientra nella categoria della retribuzione tangibile, ha solo effetti a breve termine sulla motivazione. Questo perché non si affrontano le vere e profonde esigenze del personale. Attività di formazione e motivazione nei confronti del team, rappresentano una delle principali mansioni per le quali un imprenditore deve sentirsi direttamente responsabile.

È importante che ci sia un equilibrio tra "dare e avere" per poter costruire una squadra di collaboratori motivati

L’esperienza personale

Personalmente, all’interno dei miei Centri, ho vissuto, per un paio di anni, la criticità dell’elevato burnout del personale. Questo perché stavamo crescendo rapidamente, avevamo creato una linea intermedia tra fondatori e collaboratori e inizialmente, senza comprendere bene le cause, avevamo una bassa soddisfazione e motivazione del personale. Analizzando a fondo la situazione, intuii che forse quello che mancava erano i momenti di aggregazione con il personale, dentro e fuori dalle mura dell’ambiente lavorativo. Ogni manager, me compreso, investivamo la maggior parte delle energie per svolgere attività legate alla crescita in termini di numero di Centri e collaboratori. Questo però ci aveva distolto l’attenzione da un processo che fino ad allora era sempre stato naturale, ovvero considerarci una famiglia.

Decisi così di cambiare rotta, intraprendere azioni correttive e tornare a prestare più attenzione alle nostre risorse umane.
Tra le principali attività inserite e organizzate ad hoc, oltre alle formazioni che non sono mai mancate, è stata ripresa la tendenza a fare team building e confronti più frequenti con il personale, soprattutto al di fuori dei luoghi di lavoro.
La mole di lavoro è notevole perché tutto deve essere pianificato, programmato ed organizzato nei minimi dettagli affinché ogni singola attività possa sortire l’effetto desiderato. Serve una persona che si dedichi anima e cuore alla creazione di queste attività.
E tendenzialmente questa persona, consiglio spassionato, deve coincidere con la figura dell’imprenditore.
Da quando abbiamo cambiato visione e strategia operativa, le cose hanno iniziato a cambiare ed è drasticamente diminuito il ricambio del personale. Sarà un caso? Non credo proprio. E mi piace continuare a pensare che il luogo di lavoro è il posto in cui investiamo la maggior parte del tempo della nostra vita, pertanto, le persone che operano con noi devono essere amate.

Conclusioni

Bisogna nutrire il reale interesse di fare loro del bene comprendendo esigenze e aspettative, in un rapporto bilaterale e simmetrico che non può tradursi in un tornaconto esclusivamente per l’imprenditore. Un approccio di questo tipo rende il posto di lavoro un luogo migliore, in cui le persone varcano volentieri la porta d’ingresso, prestano la loro manodopera e le loro capacità intellettuali, chiedendo in cambio le attenzioni che meritano… e solo successivamente la corretta remunerazione economica.

Fabio Marino
Laureato in Economia della Start-up. Laureato in Scienze Motorie con master in Posturologia. Imprenditore e titolare dei Centri Kinesis Sport . Consulente di Palestre e Centri fisioterapici tematiche: Pianificazione e strategie aziendali-Creazione del Team. Scrittore e autore dei libri per professionisti: “REALIZZA IL TUO SOGNO” e “IL VIAGGIO DA PROFESSIONISTA AD IMPRENDITORE”

www.kinesisport.com

fabio.marino@kinesisport.com

Iscriviti alla newsletter