I motivi per cui una dieta fallisce - La Palestra

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Fitness

I motivi per cui una dieta fallisce

False convinzioni, soluzioni drastiche e preoccupanti fai da te sono all’origine del fallimento di numerose diete… Ecco come evitare delusioni

La bella stagione, arrivata quest’anno in modo quasi prepotente, ha portato con sé la voglia e l’inevitabile bisogno di scoprirsi. È un evento ciclico, come ciclico è il periodo di crisi che l’accompagna e che, spesso, è causato da uno stato di forma fisica non proprio invidiabile. Se su un versante c’è chi si sente impreparato alla prova costume, dall’altra parte c’è la schiera degli amanti del fitness, di chi segue con rigore e certamente con passione uno stile di vita attivo e salutare, e vive i mesi estivi con un pizzico di piacere in più, un peccato veniale dato dalla vanità e dal desiderio di mostrare un corpo perfetto. Inevitabilmente chi si ritrova ad avere del fastidioso sovrappeso ancor più rischia di vivere in modo frustrante il paragone con chi può sfoggiare un fisico tonico e asciutto. La logica conseguenza è che durante il periodo caldo, più che in altri momenti dell’anno, viene avviata la corsa alle diete nella speranza di ottenere risultati miracolosi nel più breve tempo possibile. D’altro canto il marketing associato a questo settore è un’industria florida come poche, pronta a sfornare ogni mese nuove tendenze e nuovi suggerimenti proprio col messaggio che sia possibile dimagrire in modo rapido, spesso inducendo a credere che basti una settimana, o che lo si possa fare senza rinunce.
Riviste e rotocalchi di ogni genere fanno a gara nel pubblicizzare in copertina diete lampo con le quali promettono di far perdere grasso in eccesso in tre giorni o al massimo una settimana. In libreria i volumi dedicati alle diete sono spesso in cima alle classifiche di vendita, segnalando quanto sia fortemente sentito il problema. A fronte di tanto rumore, di tanto battage pubblicitario e di numerosissime diete che sembrano capaci di risolvere in un baleno ogni problema estetico, occorrerebbe chiedersi come mai invece, guardandosi in giro, la maggior parte delle persone risulta essere in sovrappeso. Secondo l’ISTAT addirittura più del 42% dei maschi italiani di età superiore ai 18 anni, e ben oltre il 25% delle coetanee di sesso femminile, sono in sovrappeso. In altri termini, un maschio su due e una donna su tre avrebbero bisogno di dimagrire. Verrebbe da chiedersi come mai esiste questa apparente contraddizione, ed in realtà la risposta è molto semplice. Spesso, spessissimo, i regimi alimentari restrittivi, quelli che vengono comunemente definiti “diete” (sebbene una dieta non è necessariamente un regime restrittivo) falliscono miseramente, quando non finiscono addirittura con l’essere la causa di un ulteriore aumento di peso. A questo punto la domanda da porsi diviene un’altra: quali sono i motivi per cui una dieta fallisce? Le possibili risposte sono più numerose di quanto non si creda ma, nel mare delle possibili cause, i fattori che maggiormente espongono al fallimento sono quelli elencati di seguito.

Le cause più comuni di insuccesso:

1) Aspettative errate
Rappresentano probabilmente la prima causa di insuccesso. Dopo periodi mediamente lunghi nei quali non ci si è presi cura di se stessi e della propria alimentazione, accumulando anche numerosi kg di sovrappeso, si ritiene di poter dimagrire con pochi giorni di sacrificio. L’organismo è una macchina complessa che ha bisogno di periodi di tempo più lunghi per adattarsi e rispondere in modo adeguato alle mutate situazioni, compreso un nuovo bilancio calorico. Due o tre settimane di restrizioni non permettono di innescare un idoneo dimagrimento. Occorre ricordare che ogni kg di sovrappeso è l’equivalente di un potere calorico prossimo alle 9000 Kcal, sufficienti mediamente a sostenere 15 ore di running. Un potere calorico di tutto rispetto. Ipotizzando di voler perdere una decina di kg, questo significa dover aggredire, e in qualche modo utilizzare, un potenziale energetico davvero importante, che non è possibile aspettarsi di impiegare in pochi giorni. D’altro canto questo deve far riflettere su quanto complesso sia stato ingrassare così tanto. Un repentino e drastico calo della quota calorica non produce un efficace dimagrimento, non è quindi motivante per chi intraprende questa soluzione, che si aspetta invece di dimagrire in modo veloce. Vedere infrante le proprie aspettative porta rapidamente all’abbandono della dieta e alla ripresa del precedente (ed errato) modo di alimentarsi.

2) Fai da te

Pochi ambiti come quello alimentare sono relegati al fai da te o al parere dell’amica di turno. L’alimentazione è invece un aspetto molto serio che richiede delle competenze e delle professionalità specifiche. Siamo diversi in tutto, per sesso, per età, per metabolismo, per composizione corporea, per caratteristiche genetiche e stili di vita in genere. Non si può pensare che quello che ha funzionato su un nostro amico possa funzionare efficacemente anche per noi. Per non considerare un vecchio detto che recita più o meno: “il fatto che funzioni non significa che sia corretto”, in altri termini anche nel caso in cui seguendo il consiglio o il regime di qualche amico si ottenga realmente un calo di peso, non significa che si stia dimagrendo o, addirittura, non è detto che non si stia seguendo un regime controproducente sotto il profilo salutistico. Purtroppo anche l’ambiente delle palestre è pieno di sedicenti esperti che si ritengono tali dopo aver letto qualche rivista o poco più. Se si intende davvero iniziare una dieta è opportuno recarsi da un professionista abilitato.

3) Cibi light (o presunti tali)
I cibi light sono spesso responsabili del fallimento di una dieta, quando addirittura non vanificano del tutto i buoni propositi. Le cause sono molteplici. Anzitutto l’idea di assumere un cibo light in qualche modo ha un effetto rassicurante sulla psiche di chi lo mangia. L’idea che sia light non dà luogo a sensi di colpa, né si considera quale possa essere il reale potere calorico. Ci si accontenta di sapere che è light! Questo atteggiamento spinge ad un consumo più spensierato, che alla fine si traduce in un bilancio calorico maggiore rispetto a quanto non si sarebbe ottenuto mangiando un prodotto “classico”. Vero è che molto spesso la quota di grassi contenuta nei cibi light è minore rispetto ai loro equivalenti, ma ciò induce inevitabilmente un minor senso di sazietà e, avendo altrettanto spesso un gusto più tenue, in qualche modo finisce con l’essere meno appagante anche per il palato. Il risultato finale sarà sempre il medesimo. Un costante e più frequente desiderio di alimentarsi, che sarà soddisfatto da una nuova dose di cibo, e quindi ulteriori calorie introdotte. A questo meccanismo si sommano gli alimenti ritenuti leggeri. A trarre in inganno sono le loro sembianze, ossia il colore o la forma con la quale si presentano. Per fare un esempio, mozzarelle e grissini vengono comunemente ritenuti “leggeri” poiché il bianco delle prime, e la forma sottile dei secondi, ci fa pensare a qualcosa di magro. In entrambi questi prodotti invece la quota di grassi, ed il potere calorico, è mediamente elevata. Questo non significa che sarebbe più opportuno eliminarli, poiché anche un regime calorico controllato deve prevedere una grande varietà di cibi e certamente anche i derivati del latte. Ma se si è convinti che mangiare esclusivamente mozzarelle e grissini porterà a dimagrire, ben presto ci si renderà conto che si è sulla strada sbagliata.

4) Limiti di ciascuna dieta
Ciascuna dieta, sempre intendendo in questo caso un regime ipocalorico, ha dei limiti propri per effetto dei quali è efficace solo sino ad un certo punto. Al primo posto ci sono i limiti delle diete drastiche, che non permettono un dimagrimento ma una perdita di peso. Elementi che non si equivalgono poiché la perdita di peso è rappresentata dall’eliminazione di liquidi e massa magra. In secondo luogo, se il regime calorico restrittivo è particolarmente protratto, il metabolismo inizierà a rallentare determinando un minor consumo calorico giornaliero. Da una parte ci troveremo a ingerire meno calorie, ma dall’altra l’organismo inizierà ad impiegarne di meno, riducendo l’efficacia della dieta sul lungo periodo. Il corpo attua una serie di strategie quando è in corso un processo dimagrante, strategie finalizzate a contrastare il dimagrimento, soprattutto se il grasso in eccesso è presente da diversi anni e, in qualche modo, è “consolidato”. Anche qui le armi a disposizione sono molte, ad esempio il tessuto adiposo è coinvolto nella produzione e rilascio di leptina, una proteina che partecipa nel limitare lo stimolo della fame. La drastica diminuzione del peso aumenta il suo rilascio, facendo aumentare in modo importante il senso dell’appetito e mettendo facilmente a rischio anche i migliori propositi. La leptina non è l’unica sostanza capace di stimolare l’ipotalamo nell’incremento dell’appetito, essendo coadiuvata dalla grelina, anche questa una proteina particolarmente presente nei soggetti a dieta ipocalorica. C’è poi un fattore non trascurabile: non si può essere a dieta tutta la vita e, sotto il profilo emotivo, il fatto stesso di “essere a dieta” ci fa percepire un senso di privazione dal quale cerchiamo di uscire e che, spesso, si associa ad alterazioni dell’umore e al pensiero ricorrente del cibo, facendoci vivere quasi in funzione di quello che occorra o non occorra mangiare. Prima o poi ci si stanca, ed ecco un nuovo fallimento.

I rimedi
Esistono delle possibili soluzioni a tutto questo? Certamente sì! La soluzione esiste ed è talmente semplice, e apparentemente banale, che proprio per questo viene ignorata. Il controllo del proprio peso corporeo non deve essere un ulteriore elemento di stress, ma l’acquisizione di uno stile di vita capace di innescare tutta una serie di situazioni positive, facilmente applicabili, e che siano al tempo stesso appaganti e non frutto di una limitazione. Piuttosto che lanciarsi all’ultimo minuto in una dieta particolarmente rigida è opportuno imparare a controllare e calibrare quello che comunemente si mangia. Seguendo certamente i propri gusti, non eliminando troppe cose ma, eventualmente, riconsiderando le porzioni di quello che si mangia e, soprattutto, di tutte le calorie associate a condimenti e bevande delle quali si può facilmente fare a meno. A questo è da aggiungere una regolare attività fisica. Non estenuante ma regolare. Proprio la frequenza con la quale la si svolge servirà a mantenere alto il proprio metabolismo, vera chiave di volta nel controllo del peso. Attività fisica che, su un fronte determina un maggiore consumo calorico e, sull’altro,- un miglior trofismo delle masse muscolari, conferendo un aspetto tonico e scattante. Non c’è mai un momento in cui è troppo tardi per cominciare, l’importante è avere la pazienza di aspettare la comparsa dei primi risultati.

Pierluigi De Pascalis

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