Lo sport come antidepressivo - La Palestra

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Fitness

Lo sport come antidepressivo

L’attività fisica produce una condizione di miglioramento generale dell’umore che agisce efficacemente come antidepressivo.

Che l’attività fisica abbia numerosi effetti benefici è risaputo, al punto che ci sarebbe da domandarsi come mai ci siano in giro tanti reticenti che ancora si professano sedentari. Quello che forse alcuni non sanno è relativo all’azione benefica dell’attività non solo sul piano fisico, ma anche su quello emotivo. Certamente dopo aver fatto sport “ci si sente meglio”, occorre però sempre discernere tra quella che è una sensazione, magari frutto della suggestione, e quello che in concreto accade da un punto di vista biologico, poiché in questo modo si ha la certezza, oltre ogni dubbio, che esista un nesso di causalità. A dirimere la questione ci hanno pensato i ricercatori dell’Università del Wisconsin (USA) che, dopo uno studio condotto in primo luogo su dei topi da laboratorio, hanno ricercato le analogie con l’essere umano, pubblicando i risultati della ricerca sulla prestigiosa rivista Behavioral Neuroscience. In sintesi, la ricerca ha coinvolto delle cavie da laboratorio che, dopo un periodo di lavoro fisico intenso e frequente (protratto per diverse settimane), sono state indotte in uno stato di immobilità. L’attività cerebrale rilevata dopo qualche giorno in questa nuova condizione era analoga a quella di topi tossicodipendenti in condizioni di astinenza.

Fatte le dovute proporzioni ed analogie con gli esseri umani, la conclusione che ne è scaturita è che l’attività fisica produce una condizione di miglioramento generale dell’umore che agisce efficacemente come antidepressivo, giungendo nelle persone predisposte ad innescare una sorta di dipendenza (e quindi di crisi d’astinenza in caso di interruzioni). Le discipline maggiormente inclini ad una simile situazione sarebbero la corsa e le attività di fondo in genere (ciclismo, scii, ecc.) oltre al lavoro con i sovraccarichi.

Attività fisica che solleva l’umore
A ben pensarci è facile individuare condizioni analoghe in altri settori della vita, vale a dire di persone stressate che si sottopongono quasi in modo inconsapevole a grandi lavori di natura fisica poiché, in qualche modo, percepiscono un miglioramento della condizione. A voler fare un esempio forse abusato è tipica la condizione di una casalinga che percepisce l’insorgere di uno stato depressivo e che, come risposta, avvia intensi lavori domestici a rischio di esaurirsi fisicamente. La pratica di attività sportive con un adeguato livello di intensità ovviamente non fa che provocare un’analoga risposta, per effetto del rilascio di endorfine, che hanno notoriamente attività antidepressiva, stabilizzante dell’umore e capaci di indurre una sensazione di appagamento. Le endorfine agiscono indirettamente nel rilascio di dopamina con incremento delle sensazioni piacevoli che, come detto, su alcuni possono innescare una sorta di dipendenza e, in quasi tutti gli altri, la ricerca di una condizione di benessere.
Queste correlazioni spiegherebbero anche altri aspetti, come ad esempio le ragioni per le quali molti ex sportivi finiscono col modificare pericolosamente i loro stili di vita, soprattutto se hanno un trascorso da agonisti. Vale a dire lasciandosi andare all’abuso di fumo, o altre sostanze, che in qualche modo compensano la mancanza della regolare pratica sportiva. Del resto anche la nicotina è in grado di incrementare i livelli di dopamina. Un meccanismo analogo potrebbe spiegare la difficoltà nell’accettare le sconfitte da parte di quegli atleti che si cimentano con l’agonismo. Il cervello del vincitore infatti libera una maggiore quantità di dopamina, con gli effetti sopra esposti. Una fase in cui le vittorie cominciano a venir meno si accompagna ad una duplice frustrazione, sul piano concreto della propria attività, ma anche sul piano fisico, per la dipendenza a un prodotto che inizia a mancare. La debolezza emotiva può determinare un facile invito a ricorrere a sostanze dopanti o a sostituire, più o meno consapevolmente, il piacere determinato dalla propria performance con quello reperibile in altri prodotti. La dopamina non è la sola ad essere rilasciata nel corpo del vincitore, anche adrenalina e testosterone concorrono ad amplificare una sensazione di piacere, oltre a garantire un più rapido recupero post competizione.

A sottolineare tutto si aggiungono alcuni studi compiuti da Denis Lobstein presso l’Università del New Mexico, secondo i quali la sedentarietà incrementa la comparsa della depressione, mentre uno stile di vita attivo tende a prevenirla, sempre per mezzo dell’azione mediata dalle endorfine, per il cui rilascio sembrerebbero essere sufficienti 10 minuti di lavoro, pur ribadendo che, al crescere dell’intensità ne aumenta progressivamente la quota e quindi gli effetti. Lo stesso dicasi per le dimensioni delle masse muscolari coinvolte, il che dipende ovviamente dal tipo di disciplina.

In conclusione, pur senza voler ricercare situazioni estreme in cui si passa da una carenza ad una dipendenza, certamente la fisiologica stimolazione al buon umore determinata dall’attività fisica è un approccio ideale nel contribuire a migliorare la qualità della vita.

Pierluigi De Pascalis

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