La strategia del Recruiting - La Palestra

Scarica gratis il numero 111

Gestione

La strategia del Recruiting

Selezionare una persona inadatta può avere conseguenze molto costose per l’azienda o il team di lavoro: vediamo perché e come evitarlo

Se andassimo a guardare cosa si nasconde dietro ai prestigiosi traguardi dei leader vedremmo senza dubbio un’armata di piccole grandi api operose che con costanza e dedizione costruisce e concretizza le idee dell’azienda.
Queste operaie instancabili sono i nostri collaboratori, le persone giuste al posto giusto, che insieme a noi contribuiscono al raggiungimento di un obiettivo comune.

Un team all’altezza

È facile cadere nel tranello di mettere al posto giusto persone sbagliate o viceversa, rischiando di incrementare i fattori che portano al fallimento aziendale o aumentare il turnover del personale. Questa scelta sbagliata si traduce in mancati guadagni, investimenti formativi forzati, tradotto in una sola parola in costi che molto spesso le aziende sono costrette
a sobbarcarsi.

Le aziende crescono nella misura in cui cresce la qualità delle persone al loro interno. Maggiori sono le persone giuste di un team, maggiore è il prestigio, l’autorevolezza e il risultato dell’impresa. Jim Rohn ha detto:
“You are the average of the five people you spend the most time with”. Siamo la media delle cinque persone che frequentiamo di più.

Ti sei mai chiesto perché sul lavoro è così difficile scegliere le persone giuste al tuo fianco? Perché è importante operare una giusta selezione del personale? Come incide la scelta del personale sull’affermazione professionale?

Prima regola: “non esiste il candidato perfetto”. Partendo da questo principio, occorre lavorare molto per cercare la risorsa giusta, colui o colei che possano contribuire alla tua felicità, alla tua crescita umana e professionale.
Tuttavia, spesso capita che siano assunte persone poco competenti e poco motivate solo perché ci troviamo di fronte all’urgenza
di ricoprire un ruolo.

Selezionare una persona inadatta può avere conseguenze molto costose per l’azienda o il team di lavoro: il nuovo collaboratore continua
a commettere errori, nuoce al morale degli altri dipendenti, indispone i clienti, non desidera apprendere e migliorarsi.

Come mi piace ricordare, se all’interno di una lavatrice di abiti bianchi inseriamo un abito
di colore rosso, già al primo risciacquo il nostro guardaroba si sarà tinto di rosa. Essendo il team di lavoro un sistema, se si modifica un elemento interno, anche gli altri ne saranno influenzati in quanto irrimediabilmente interconnessi, in positivo o in negativo.

Una ricerca condotta negli ultimi dieci anni ha rivelato che fare scelte giuste in termini di persone, aumenta il successo professionale e porta ai massimi vertici le aziende e i suoi professionisti, puntando ai ruoli di leadership e management. Scegliere i collaboratori giusti rappresenta una risorsa molto importante
per la tua organizzazione.

In che modo possiamo operare questa scelta?

I paesi anglosassoni hanno addirittura coniato una sigla: la chiamano la regola ABR. L’acronimo sta per Always Be Recruiting. Ovvero: essere sempre in selezione.
Non c’è esperto di management che non la consideri una regola aurea per qualsiasi azienda che, indipendentemente dalle dimensioni, voglia competere sul mercato. Per crescere
ed espandersi occorre un continuo approvvigionamento di risorse: quelle umane sono fra le più essenziali.

Nel mondo delle piccole e medie imprese (pmi) tuttavia l’ABR è una regola ben poco osservata, prevale nettamente un recruitment di tipo reattivo anziché proattivo. In sostanza non ci si mette in moto finché non si è di fronte ad un’urgenza vera e propria. L’obiezione più scontata è che “essere sempre in selezione”,
se non ci sono e non si prevedono posti vacanti, è una pura perdita di tempo.

Esiste una differenza sostanziale fra le aziende che tirano a campare e quelle di successo.
Le prime, in fatto di obiettivi, hanno una tendenza al ribasso: li ridimensionano riadattandoli alla qualità dei collaboratori di cui dispongono. Le seconde fanno l’inverso: sono costantemente alla ricerca di elementi di caratura superiore per puntare a mete più ambiziose. Perciò sui loro siti figura puntualmente la sezione “Lavora con noi”. Perciò raccolgono e vagliano moltissimi curricula. Perciò programmano colloqui anche in assenza di impellenti o imminenti necessità di procedere ad assunzioni.

Il momento del “chi”

“Chi” prendere a bordo? È in quel momento che le aziende che attuano un recruitment proattivo si trovano in una posizione di particolare vantaggio: rosa più ampia, maggiori opzioni, spesso una soluzione ottimale e immediata già sottomano. Un recruitment reattivo al contrario è facile che si risolva, per la ristrettezza dei tempi, nell’accontentarsi del candidato che appare il “meno peggio”. Ma cosa c’è di peggio che commettere un errore?
Non riconoscerlo in tempo. E come accorgersi il prima possibile di aver commesso un errore nell’assunzione di una risorsa?

Ecco una lista di 6 segnali che possono aiutarti a riconoscere velocemente di aver intrapreso una collaborazione con la persona sbagliata.

1. Ripete costantemente gli stessi errori

Come già anticipato, c’è per tutti una curva
di apprendimento, ed è corretto rispettarla. Tuttavia, quando l’impiegato continua a fare sempre gli stessi errori, diventa una situazione non più sostenibile. Se il nuovo collaboratore continua a ripetere regolarmente gli stessi sbagli nonostante gli sia stato fornito un apprendimento adeguato, si tratta di un chiaro segnale di pigrizia o incompetenza.

2. Richiede trattamenti speciali

L’orario di lavoro è concordato fin da subito
e il contratto viene firmato facendo attenzione alla comprensione di ciascun punto. Dunque,
se il vostro nuovo collaboratore comincia fin dalle prime settimane a richiedere privilegi speciali, non è un buon segno. Se aveva problemi con l’orario di lavoro, avrebbe dovuto dirlo durante il colloquio. Inoltre, permettere
al nuovo impiegato di fare tutto ciò che richiede, mentre i vecchi dipendenti rispettano gli accordi del contratto, rischia di creare grossi problemi nella coesione dell’azienda.

3. Si lamenta costantemente

Ciascun capo desidera che il proprio impiegato si senta libero di dire ciò che reputa importante e utile per l’azienda, ma ciò non vuol dire continuare a lamentarsi.
Se avete appena assunto qualcuno e nelle prime settimane di lavoro le uniche cose che gli sentite affermare sono che tutto è terribile, la compagnia è scadente e il caffè non è buono, molto probabilmente non si tratta della persona adatta per l’azienda. Le critiche costruttive, così come i suggerimenti, sono utili per il miglioramento, ma sono differenti dalle lamentele. Se il nuovo assunto evidenzia soltanto aspetti negativi senza trovare nessuna soluzione, molto probabilmente susciterà malcontenti nei colleghi.

4. Il resto del team si lamenta

Avere il morale alto all’interno del team di lavoro è un ottimo vantaggio. Se la produzione è in continua crescita, i dipendenti si stimano
a vicenda e sono soddisfatti di andare al lavoro, questi aspetti sono vitali per il benessere dell’azienda. Se tutto ad un tratto nascono incomprensioni e battibecchi, il morale crolla e l’unico cambiamento è stata l’assunzione, forse la rottura dell’equilibrio è dovuta al nuovo arrivato. Ricordate: i lavoratori felici sono molto più produttivi.

5. Riluttanza ad adattarsi

Questo è il caso in cui il nuovo collaboratore, quando comincia a lavorare, invece di adattarsi alla nuova azienda, fare domande e imparare come muoversi, si limita a continuare a fare quello che faceva nel vecchio posto di lavoro. Ricordate: c’è differenza tra avere difficoltà ad ambientarsi ed essere riluttante ad adattarsi. Certamente le buone idee, anche se provenienti da altri posti, possono essere sempre ben accette
e utilizzate, tuttavia i nuovi assunti non dovrebbero essere chiusi nell’apprendere nuove modalità di lavoro. Una caratteristica fondamentale dei nuovi collaboratori è che siano flessibili e abbiano buone capacità di adattamento.

6. Non prende mai l’iniziativa

Non c’è niente di più frustrante che pensare di aver assunto una persona intraprendente e poi scoprire di aver preso un granchio. Nelle prime settimane di lavoro, il nuovo impiegato dovrebbe essere teso a fare una bella impressione, a lasciare un segno positivo. Se il nuovo collaboratore lavora il minimo indispensabile, dice di no a tutti i progetti o continua a ripetere “Questo non fa parte delle mie mansioni!” sono tutti tipici campanelli di allarme.

Infine ogni manager di successo dovrebbe sempre ricordarsi di cercare prima in casa propria. C’è chi per ricoprire una carica – soprattutto se di alto livello – guarda solo a persone esterne, commettendo l’errore di non valutare se nella propria squadra dispone già
di un dipendente valido, che può premiare.
Questo errore abbassa il morale di tutto il team.

Una volta trovata la persona giusta è fondamentale supportarla dopo averla assunta. Che tipo di formazione, supporto, assistenza tecnica ed emotiva riceverà quella persona?
È una domanda che ogni responsabile dovrebbe porsi, perché se è vero che non è semplice trovare la persona giusta è ancor più impegnativo tenersela stretta.

Adesso che hai imparato la selezione sei proprio sicuro che il tuo team rappresenti la tua idea di squadra vincente? Se la risposta è sì, applicati per migliorarla, se la risposta è no, non accontentarti!

Lascia un commento e partecipa alla discussione

Iscriviti alla newsletter