Responsabilità chi se l’assume e chi no - La Palestra

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Gestione

Responsabilità chi se l’assume e chi no

Migliorare la comunicazione permette di portare serenità allo staff, risolvere i problemi e gestire le responsabilità.

È mio desiderio questa volta affrontare l’argomento toccando corde che apparentemente sembrano non c’entrare con il nostro settore del wellness. In realtà parlare del senso di responsabilità è come parlare di maturità delle persone e del loro comportamento più in generale nella società. Se andiamo indietro con la storia, scopriamo che alcuni segnali di totale mancanza di responsabilità li abbiamo avuti sempre, si può dire che sostanzialmente il nostro popolo italiano ha sempre avuto un problema di responsabilità.

Storicamente, è sempre colpa di quell’altro, è sempre colpa di quello venuto prima. Nella storia, chi va al potere prepara il suo operato scusandosi già per ciò che dovrà affrontare avendo trovato problemi. In pratica da sempre vengono trovate scuse, alibi per poter essere già assolti o per poter comunque scaricare la propria responsabilità su qualcun altro. L’obiettivo principale non è mai risolvere il problema, ma identificare subito chi può essere “il mandante” o se si vuole “il colpevole” dimenticando invece il vero obiettivo: risolvere il problema. Intendiamoci non sto dicendo che in questo modo assolviamo tutti, ma incredibilmente non essendo mai nessuno colpevole, e impegnandoci sempre e solo a cercare l’ipotetico colpevole, si finisce che nessuno affronta realmente il problema.

Per scendere direttamente ai giorni nostri, anche oggi nel mondo del lavoro l’impegno primario di quasi tutti è scaricare responsabilità su qualcun altro. “Non è compito mio!” è la frase che si sente di più in giro, “lo dica al responsabile…” insomma anche per chi si trova davanti a questa situazione diventa difficile capire qual è la strada da percorrere o con chi alla fine si deve parlare.
Tradotto in termini pratici, tutto ciò si traduce in continui disservizi che creano solo malumore e scontento.

Un alibi che nasconde altre verità

Sembra incredibile ma quando si affronta un problema, identificando delle carenze nell’operato di un settore, saltano sempre fuori delle scuse che spesso non si allineano con la situazione esaminata.
Vi sarà capitato il cliente che, dopo che ha frequentato il centro (magari assiduamente), al momento del rinnovo si lamenta di tutto: il club è sporco, gli istruttori non ti guardano, l’acqua è spesso fredda ecc. Viene subito in mente la domanda: ma perché non ha mai detto nulla? Come mai sporcizia e acqua fredda appaiono giusto giusto al momento del rinnovo per poter così ottenere sconti? La risposta è l’alibi, scuse per non prendersi la responsabilità di dire: “voglio lo sconto”.
Purtroppo, capita anche nel personale, e lasciatemi dire nel nostro settore accade spesso.

La proprietà non investe, il personale è poco, non abbiamo nuove macchine, il fornitore è maleducato…, queste sono alcune delle scuse che mi capita di sentire quando giro per i centri. Come dicevo prima, questo non vuol dire che assolviamo tutti. Se il club non investe può essere un vero problema, se il personale è poco si possono creare difficoltà e disservizi, se gli attrezzi sono obsoleti si rischia di non essere competitivi così come se un fornitore è maleducato si hanno ovviamente problemi di comunicazione o di interattività nell’azienda.

Cambiare atteggiamento invece che puntare il dito

Ma perché puntare il dito sempre senza mai mettersi in discussione? Come dicevo prima facendo così si pensa di essersi liberati del problema, si rischia anche di rovinare i rapporti. Chi punta il dito di certo non distende gli animi, non crea sintonia con i colleghi e con i fornitori e tanto meno con i titolari, i quali sentendosi sotto accusa possono irrigidirsi e chiudersi assolvendosi pure loro da responsabilità dirette. “nonostante tutto lo sforzo che faccio per gestire il centro, sento solo attacchi”. Per riassumere, puntare il dito cercando sempre un responsabile (basta che non siamo noi) sostanzialmente non risolve i problemi. Le difficoltà e le manchevolezze restano irrisolte e in più peggiora gli animi.

Responsabilità: reagiamo e la situazione cambierà

Tempo fa presentandomi in una grossa azienda multinazionale, incappai in una scritta sul muro all’ingresso: “sei qui per risolvere i problemi o per crearli?” Questa frase ci vuole dire che se io cerco sempre una scusa o un alibi per spiegare le mie carenze, non sto affrontando il problema e di conseguenza non lo risolvo. Se sono basso di budget, la risposta non è perché c’è poco personale o non funziona la doccia o non funziona la stampante, è perché di fronte a queste oggettive difficoltà non ho saputo reagire cercando di puntare su altri punti di forza e segnalando i punti negativi.

Quando il centro non è adeguato, se ci sono cose che non funzionano, bisogna segnalarlo facendo presente in un momento di confronto (riunione) le oggettive difficoltà. Se il personale è insufficiente, occorre tempestivamente farlo presente e poi cercare di reagire facendo comunque il proprio lavoro. Se invece lo si dice dopo, solo al momento di una verifica può diventare un alibi e una scusa.

Mi capita spesso di sentirmi dire che al desk non hanno il tempo di seguire le visite mediche, ma questa è una scusa, un alibi. Tutti noi sappiamo che i momenti di grossa affluenza in una giornata non sono molti, se ci si organizza prima per prepararsi a gestire le visite nei momenti più intensi si riesce a fare tutto. Un collaboratore, come dice la parola, partecipa alla vita del centro per cercare di farlo funzionare bene. Se il centro funziona bene ne trae profitto anche lui. Capita spesso di sentire dipendenti che parlano sempre male del loro posto di lavoro, ma perché invece di lamentarsi non si comunicano le possibili perplessità?

Più responsabilità equivale a più serenità

Assumersi responsabilità non vuol dire assumersi il compito di agire solo se si è in grado di farlo, colui che si assume la responsabilità di un compito è colui che sulla base delle sue competenze ed esperienze si cimenta in prima persona ad affrontare le problematiche, le quali possono essere insormontabili e perciò il responsabile avrà l’onestà di comunicare le sue difficoltà e chiederà aiuto. Questo genera serenità e collaborazione, in caso contrario, negando le proprie difficoltà e cercando l’alibi, si genera tensione e disarmonia. Mi è capitato di sentire “questo non è un mio problema, è un tuo problema!” ecco che di nuovo si punta il dito e si scarica la responsabilità. Può anche essere vero all’apparenza, ma in realtà un problema che si genera all’interno di un centro è sempre un problema che riguarda tutta l’organizzazione, tutto lo staff.

Una buona organizzazione rende tutto più facile

Per superare questo problema culturale, per aiutare a responsabilizzare le persone, occorre dare fiducia e chiarire bene i ruoli. Un serio organigramma serve a mettere ordine nello staff, poi però occorre impostare all’interno la massima comunicazione e coinvolgere il personale sulla vita del centro attraverso la collaborazione e obiettivi comuni. Solo se si riescono a condividere gli obiettivi si riesce a creare o a migliorare il senso di responsabilità. Solo se si capisce che si è tutti sulla stessa barca e occorre remare tutti insieme nella stessa direzione non si sentiranno più frasi di scuse e alibi, ma si comunicheranno le difficoltà oggettive alle quali si farà fronte insieme come una squadra per arrivare al GOAL.

Fabio Swich
Ideatore di UpWell, società di servizi benessere, e pioniere del cardio-fitness
dal 1986, consulente wellness.

fswich@upwell.it

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