Alla scoperta del Maqui - La Palestra

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Alla scoperta del Maqui

Le bacche di Maqui sono frutti estremamente rari e preziosi, dalle importanti qualità antiossidanti, che stanno rendendo l’arbusto famoso in tutto il mondo

Il Maqui è un arbusto sempreverde caratterizzato da eleganti fiori bianchi e succose bacche di colore blu intenso, grandi più o meno come un’oliva, simili ai mirtilli europei. Cresce spontaneo al largo delle coste del Cile, a circa 670 km dalla costa centrale nell’arcipelago Juan Fernandez, dal nome del navigatore che lo scoprì.
La pianta ha un fusto molto alto che può arrivare fino a 5 metri, la corteccia divisa, le foglie opposte e lanceolate. Pur preferendo terreni umidi si adatta a qualsiasi habitat geografico, fino anche alle basse temperature, ma per tempi brevi; la raccolta delle bacche avviene da dicembre a marzo.
Il Maqui appartiene alla famiglia delle Eleocarpaceae, dove troviamo circa 400 specie diverse, tutte diffuse nell’emisfero australe e il suo nome scientifico è Aristotelia chilensis, in onore del filosofo greco Aristotele a cui dobbiamo la catalogazione di numerose piante di questo tipo.

L’impiego del Maqui
Le virtù e le proprietà delle bacche di Maqui erano da tempo conosciute dagli indigeni cileni che usavano il succo fermentato per preparare una bibita alcolica, il chicha, usata ancora oggi per la colorazione del vino.
Le parti del Maqui utilizzate in campo officinale sono le foglie e le bacche. Con le foglie essiccate si preparano tisane e infusi ma anche il suo legno, flessibile e resistente, è largamente utilizzato dai pescatori per costruire le gabbie per la pesca dei crostacei, oltre che per la costruzione di strumenti musicali. La raccolta avviene tutt’ora esclusivamente in ambiente originario, per cui a mano sulle piante selvatiche: la raccolta meccanizzata spezzerebbe gli arbusti e comprometterebbe l’integrità della bacca. Per questo motivo le bacche di Maqui sono un frutto estremamente raro e prezioso, caratteristiche esaltate soprattutto dalle loro qualità antiossidanti che lo stanno rendendo famoso in tutto il mondo.

Le qualità delle bacche
La sua caratteristica peculiare infatti è proprio data dalla sua capacità antiossidante, che contrasta lo stress ossidativo nelle cellule e la formazione dei radicali liberi, prevenendo e combattendo così l’invecchiamento dei tessuti, ottenendo come risultato un organismo più sano, che invecchia più lentamente.
Mettendo in ordine per capacità antiossidante i vari frutti di bosco esistenti, il Maqui ha sicuramente il primo posto. Ciò che rende queste bacche speciali è la massiccia presenza, più che in ogni altro alimento, di un particolare tipo di polifenoli: le delfinidine. Sappiamo che i polifenoli sono in grado di interagire profondamente col nostro organismo e recentemente gli studi che si sono moltiplicati sull’argomento dimostrano ampiamente quanto queste molecole, presenti ovunque nel regno vegetale, possano influenzare positivamente i processi metabolici e aiutare a migliorare il nostro benessere.
I polifenoli hanno una capacità importantissima: sono in grado di modulare le infiammazioni cellulari i cui livelli, magari per un’alimentazione non equilibrata o uno stile di vita eccessivo, sono arrivati oltre i limiti fisiologici sufficienti all’organismo, destabilizzando anche pesantemente l’equilibrio chimico delle cellule. Inoltre gli studi scientifici dimostrano anche che i polifenoli aiutano le cellule a conseguire uno stato energetico ottimale, così da contrastare l’invecchiamento e l’ossidazione a cui naturalmente è soggetto il nostro organismo.
Le delfinidine, a cui abbiamo accennato in precedenza, sono un sottogruppo delle antocianine, che insieme alla cianidina, la petunidina, la malvidina, la peonidina rappresentano i sottogruppi più diffusi tra i polifenoli. Le delfinidine sembrano però possedere una potenza maggiore delle altre, per cui il Maqui, che ne contiene più di ogni altra forma vegetale attualmente conosciuta, rappresenta veramente una fonte preziosa e utilissima. Anche Barry Sears, biochimico americano, ricercatore di fama internazionale e ideatore della dieta a Zona, a tal proposito dichiara: “Si conoscono più di quattromila molecole di polifenoli, ma non tutte hanno le stesse proprietà anti-età. Secondo me è possibile che ci siano polifenoli anti-età di migliore qualità in assoluto – e aggiunge – le delfinidine hanno una struttura peculiare e differente da quella degli altri polifenoli. Ne risulta che sono più idrosolubili e hanno un sapore meno amaro degli estratti altamente purificati: queste due proprietà sembra che aumentino la capacità di attivare l’enzima della vita. Questo enzima si comporta anche da interruttore del controllo metabolico in ogni cellula e in particolare aumenta la produzione di energia chimica fornita dalle calorie alimentari. Se questa produzione cresce, sono necessarie molto meno calorie e, se si assumono meno calorie col cibo, si rallenta il processo di invecchiamento. Più delfinidine consumate, più rallentate il processo di invecchiamento”.
Secondo il Prof. Giovanni Scapagnini, medico e neuroscienziato, le antocianine, dal punto di vista biochimico, essendo idrosolubili e quindi molto assorbibili, sono molto disponibili rispetto agli altri polifenoli. Inoltre sono sostanze dotate di una notevole azione antiossidante, visto che gli studi recenti hanno suggerito una forte relazione tra il contenuto di antocianine nella dieta e gli effetti protettivi rispetto a molte malattie, come quelle cardiovascolari. Inoltre, afferma il prof. Scapagnini, il Maqui, contenendo oltre agli antociani, anche centinaia di specie diverse di polifenoli, agiscono tutte insieme in modo sinergico, creando un intero complesso con caratteristiche veramente uniche.

Non resta quindi altro che fare il pieno di queste preziose bacche. Già, ma come? L’unica soluzione pratica sembra essere quella di ricorrere all’assunzione dell’estratto vegetale sotto forma di integratore. A meno che non vogliate raccogliere armi e bagagli e partire alla volta delle sperdute isolette dell’arcipelago Juan Fernandez…

Iader Fabbri


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